Chirurgia della cataratta: l’intervento e le nuove opportunità per l’occhio

Quando si parla di ‘chirurgia della cataratta‘, la prima cosa che viene in mente ai ‘profani’ è l’intervento materiale durante il quale si rimuove il cristallino opacizzato per sostituirlo con un altro artificiale. Se da una parte si può catalogare questo pensiero come una lettura corretta, dall’altra se ne avverte l’incompletezza.

Oltre all’operazione in sé, la chirurgia della cataratta costituisce anche una nuova, importante opportunità per quell’occhio affetto da patologie come l’astigmatismo, la miopia o l’ipermetropia. La lente intraoculare che farà da nuovo cristallino, infatti, potrà essere calibrata, laddove possibile, in modo da correggere i difetti presenti nell’occhio in questione.

Ora, però, è necessario tornare un attimo su alcuni aspetti generali della chirurgia della cataratta. C’è un primo dato interessante da sottolineare per quanto riguarda questo breve intervento chirurgico di tipo ambulatoriale (la durata è stimata 1-2 ore): si tratta di un intervento ‘definitivo’.

In primo luogo perché non si verificherà nessuna eventualità futura di sostituzione della lente, poiché quest’ultima è costituita da un materiale biocompatibile e pieghevole destinato a farla durare per tutta la vita.

Non vi è inoltre alcuna possibilità di ‘ricaduta’; quella che viene definita ‘cataratta secondaria’ è in realtà un’opacità del legamento posteriore che in alcuni soggetti si può verificare come conseguenza dell’intervento. In questo caso basterà un semplice trattamento ambulatoriale con un tipo particolare di laser, lo yag-laser.

Un altro aspetto da tenere in debita considerazione è quello della tempistica. Molte persone ricorrono all’intervento quando questo è ormai impossibile da evitare.

In realtà, dato che in questo campo la chirurgia ha segnato progressi un tempo impensabili, al punto che i nuovi strumenti diagnostici e le nuove tecnologie riescono a rilevare l’opacizzazione del cristallino ancora ai primi stadi, il momento migliore per fare l’operazione è proprio questa fase; questo perché il cristallino stesso non ha ancora raggiunto quel l’ispessimento che rende l’operazione più complicata.

I dettagli dell’intervento chirurgico e le patologie più comuni a necessitarne

Essendo il cristallino contenuto in una parte molto interna del bulbo oculare, per poterlo rimuovere è necessario praticare una piccola incisione sulla cornea. Questa operazione, vista la necessità di agire con la massima precisione possibile in una zona molto delicata, viene eseguita tramite il laser a femtosecondi.

Questo strumento, una delle creazioni più tecnologicamente evolute nel campo dei laser, oltre che per l’incisione corneale viene impiegato per la capsulotomia anteriore, ovvero il taglio anteriore del sacco capsulare, e per sezionare il cristallino.

Il lavoro finale sul cristallino opacizzato, ovvero il completamento della frammentazione e l’aspirazione (il tutto lasciando integro il sacco capsulare) viene effettuato con il facoemulsificatore, ovvero uno strumento a ultrasuoni di ultima generazione.

Dopodiché viene inserita nel sacco capsulare la lente intraoculare, che prenderà posizione senza la necessità di dover minimamente suturare il taglio sulla cornea.

Come era stato anticipato in precedenza, la chirurgia della cataratta agisce a più livelli; il nuovo cristallino impiantato nell’occhio è studiato per correggere la maggior parte dei disturbi oculari. Ma quali patologie traggono reali benefici dall’intervento?

Sicuramente la chirurgia della cataratta è particolarmente indicata per coloro che soffrono di degenerazione maculare senile. In questo caso le lenti monofocali sono dotate di un filtro giallo che contrasta la penetrazione dall’esterno dei raggi ultravioletti.

Un particolare modello di lente monofocale, invece, agisce sia sulle carenze dovute all’astigmatismo corneale pre-operatorio che sui problemi arrecati dalla miopia e dall’ipermetropia.

Fonte delle informazioni: https://www.oculistanizzola.it/operazione-occhi/intervento-cataratta/